La Mer de Glace (Chamonix) 2140 mt

Il famoso Dru

Il famoso Dru

MESE: settembre 2016

Valutazione: ***

Difficoltà: E

Preparazione fisica/Tecnica: /

Tempo di visita: 3 h

 

 

Il “Mare di ghiaccio” è un ghiacciaio situato sul versante francese del Monte Bianco ed è formato dal confluire di 3 ghiacciai più piccoli: il ghiacciaio del Tacul, il ghiacciaio di Leschaux, e quello di Talèfre. Misura 12 km di lunghezza e il suo spessore è di circa 400 mt , superficie 40 km quadrati, ed è il secondo più importante ghiacciaio delle Alpi. La Mer de Glace si muove di 10-15 cm al giorno. Visitare la Mer de Glace è un’esperienza molto interessante, in quanto la visita riesce a far comprendere, in maniera didattica e sistematica, il fenomeno, sempre più discusso, del ritiro dei ghiacciai perenni. Spesso si sente parlare di surriscaldamento terrestre, buco dell’ozono ed effetto serra: tutti questi fenomeni geofisici comportano uno scioglimento sempre più cospicuo dei ghiacci e, un ritirarsi dei ghiacciai perenni… una cosa è ascoltare questi tipo di notizia al telegiornale o in un documentario… effetto diverso lo provoca il vederlo con i propri occhi!

Il livello nel 2001 della Mer de Glace

Il livello nel 2001 della Mer de Glace

Siamo arrivati alla stazione della cremagliera di Montenvers (Chamonix) nel primo pomeriggio, dopo esser scesi dall’Aiguille du midi. La stazione è uno storico edificio, che presenta all’interno appese alle pareti interessanti foto d’epoca, datate fine Ottocento/primi Novecento, dove sono immortalati i nobili del tempo che prendevano il treno per le loro vacanze in alta montagna: le donne portavano lunghe gonne, ombrellini parasole e, a volte, lunghi bastoni in legno che servivano ad appoggiarsi nelle salite più ripide. In queste foto appaiono anche i reali di casa Savoia, come la regina Margherita, grandi appassionati di alta montagna.

Il trenino a cremagliera di un color rosso ferrari fa molta simpatia, sembra uscito da Legoland, ma, nonostante il suo aspetto da “giocattolo”, raggiunge delle pendenze in salita da non sottovalutare… dopo circa mezz’ora di tragitto arriviamo alla stazione a monte della Mer de Glace, circondata da montagne e da infrastrutture atte ad accogliere i numerosi turisti che frequentano quella zona. Appena scesi dal treno la prima vetta che si staglia di fronte a noi è il famoso Dru, un’elegante montagna dalla forma sottile ed acuminata… un pensiero va a Walter Bonatti… Nel 1955, a metà agosto, dopo due tentativi frustati dal cattivo tempo, in sei giorni scalò in solitaria il pilastro sud-ovest del Petit Dru, restando in parete per sei giorni(17-22 agosto): è considerata un’impresa che segna una tappa indimenticabile nella storia dell’alpinismo, tanto che da quel momento quella parete venne chiamata “Pilastro Bonatti”, poi crollata per altre frane nel 2005.

Il tunnel scavato nel ghiacciaio

Il tunnel scavato nel ghiacciaio

Da questa terrazza belvedere in cui ci trovavamo avevamo due possibilità per raggiungere la Grotta di ghiaccio alla base del ghiacciaio: o scendendo a piedi lungo un sentiero, oppure prendendo un breve tratto di cabinovia, seguito da circa 400 gradini di metallo da scendere a piedi. E’ impressionante la sensazione quando si scende, di avvicinarsi sempre di più ad uno dei ghiacciai più grandi d’Europa; anch’esso non di colore bianco candido, bensì grigio e “sporco”, in quanto la neve e il ghiaccio sono mescolati a detriti di roccia e terra. A distanza regolari, vediamo esposti dei cartelli sulla scala, con impresse delle date: 1980, 1995, 2001… sono i riferimenti che ci permettono di capire come nel tempo il ghiacciaio si sia ritirato: nell’anno indicato il ghiaccio arrivava a quell’altezza.. ma noi siamo del 2016 quindi dobbiamo scendere ancora… il ghiacciaio via via continua a spostarsi… e man mano che scendiamo ci avviciniamo sempre di più all’ultima datazione: 2015, mi pare: eccoci arrivati all’ingresso della famosa Grotta di ghiaccio!

Entrando nella galleria di ghiaccio, dalle forti tonalità azzurre, si viene inghiottiti in un paesaggio fiabesco. Luci multicolore sono state posizionate nelle nicchie e nelle canalette scavate nel ghiaccio, si vedono sculture di animali, ambienti ricreati tra cui una camera da letto, un angolo bar… tutto scolpito con bravura certosina in un ghiaccio antico e solido. Si trovano pannelli esplicativi sui quali viene spiegata la storia del ghiacciaio, l’evoluzione delle tecniche di trivellazione, le difficili condizioni di vita dei primi operai scavatori che lavoravano nel ghiacciaio per compiere i primi studi, fino a giungere alle ricerche moderne aiutate dalle più avanzate tecnologie.

Faceva freddo nella grotta, ma un freddo secco e asciutto, quasi piacevole, una temperatura stabile, sembrava di trovarsi dentro ad un igloo.

La visita all’interno della grotta occupa circa un mezz’ora/ quaranta minuti e la consigliamo vivamente come esperienza da compiere anche in famiglia, con i bambini, o con persone di una certa età, in quanto, non si tratta di un percorso faticoso, e, al contempo, capace di regalare grandi emozioni… e stupende fotografie! Se dovessi descriverlo ad un bambino… “hai presente entrare nel Palazzo della Regina delle Nevo?”…

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Sentiero Botanico Del Bila Pec Dal Rifugio Gilberti

In ricordo di Leo, scomparso nel 2016

In ricordo di Leo, scomparso nel 2016

MESE: settembre 2016

DIFFICOLTA’: E

VALUTAZIONE: ***

PREPARAZIONE FISICA/TECNICA: *

DISLIVELLO: 200 mt.

TEMPO: 45 minuti fino alla Sella Bila Pec  ( TOTALE : 1 ½ h)

 

 

Monte Forato

Monte Forato

Dall’abitato di Sella Nevea si prende la cabinovia del Monte Canin, che, in breve tempo, ci porta al Rifugio Gilberti (mt.1850). Da qui inizia il SENTIERO BOTANICO DEL BILA PEC, una bellissima e semplice camminata tra le rocce calcaree e la vegetazione alpina del comprensorio del Monte Canin, ambiente in cui i fenomeni di carsismo e di erosione dell’acqua sono particolarmente evidenti.

Caratteristica peculiare di questo sentiero (CAI 632) è la presenza di specie botaniche tipiche dell’arco alpino: il cardo, la borragine, l’achillea, il ranuncolo dei ghiaioni, la genziana, … fino a trovare il rarissimo e particolarissimo papavero bianco, tipico di questa zona. La stagione migliore per apprezzare a pieno questo itinerario è l’estate (giugno, luglio, agosto), credo si possa ammirare proprio in questo periodo la grande vastità cromatica regalata da questi splendidi fiori! Sfortunatamente a settembre la maggior parte delle fioriture era già avvenuta, quindi, non abbiamo potuto godere pienamente dell’aspetto botanico di questo sentiero.

Rifugio Gilberti

Rifugio Gilberti

Il sentiero è ben segnato, sale in maniera abbastanza ripida, ma non presenta alcun tipo di difficoltà tecnica, è necessaria solo un po’ di sicurezza nel passo. Il percorso termina sulla Sella del Bila Pec (2005 mt.), caratterizzata dalla presenza di una struttura in pietra, che ha l’aspetto di un ex fortino o un ex ricovero militare, accanto ad essa una grotta. Da quassù si apre un panorama mozzafiato: alle nostre spalle in lontananza si scorgono il rifugio Gilberti e, più in alto, la Sella Prevala, dove si intravedono gli impianti di risalita invernali… alzando gli occhi si osserva un “buco” nella roccia in cima ad una montagna: è il famoso Monte Forato, che presenta una bellissima camminata per raggiungere la sua vetta e quella “finestra sul mondo”. Si tratta di un’escursione un po’ più impegnativa con un dislivello di circa 800 mt.

 

 

 

Se ci giriamo con le spalle al sentiero e portiamo lo sguardo alla nostra sinistra, ecco apparire maestosa la vetta del Monte Canin (2587 mt), con l’inizio del sentiero per raggiungerla. Volgendo lo sguardo a destra, invece, si eleva nella sua maestosità il massiccio del Jof di Montasio con i suoi 2754 mt.

 

 

 

 

Il ritorno avviene per lo stesso sentiero della salita, il tempo totale (andata/ritorno) è di circa 1 ½ h.

Considerazioni: si tratta di una piacevole gita che consigliamo anche a famiglie con bambini o con persone in età, in quanto è un sentiero semplice ad alta quota, che permette, a chi ama la montagna, di immergersi in un ambiente tipicamente alpino, o, per i neofiti, prendere confidenza con esso. Inoltre, in piena estate soprattutto, lo consiglieremmo agli appassionati di botanica, in quanto ci troviamo davanti ad una vera e propria “vetrina”, che espone tutte le specie endemiche della macchia alpina. Tra l’altro, al Rifugio Gilberti si può prendere gratuitamente il depliant che descrive il Sentiero Botanico del Bila Pec , e che presenta l’elenco numerato dei nomi scientifici di tutte le piante e i fiori che si incontrano lungo il tragitto.

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Dal Rifugio A. Dibona al Rifugio Giussani, nel cuore delle Tofane

Tofana di Rozes

Tofana di Rozes

Tempo: 1h45

Dislivello: 500 m

Quota Rifugio A. Dibona: 2 100 m

Quota Rifugio Giussani: 2 600 m

 

 

Quello che abbiamo affrontato oggi è una semplice passeggiata dal Rifugio A. Dibona al rifugio Giussani.

Rifugio Dibona

Rifugio Dibona

Raggiungiamo comodamente il rifugio Dibona tramite una strada sterrata. Posteggiamo l’auto in un largo parcheggio. Ci prepariamo e via verso il rifugio Giussani.

La vista che si presenta d’avanti a noi è grandiosa. vediamo chiaramente le finestre tagliate nella roccia dove l’esercito Italiano ha piazzato le sue postazioni militare.

 

Verso quota 2 500 m incontriamo traccia di neve che mana mano saliamo diventa sempre più fitta.

Rifugio Giussani

Rifugio Giussani

Arriviamo al rifugio Giussani, e scopriamo che è l’ultimo fine settimana aperto per questa stagione. Pernottiamo sperando nel meteo che sia più clemente per l’indomani.

 

 

 

 

Il giorno dopo il termometro segna 4°, il gestore ci sconsiglia di andare sulla Tofana di Rozes. Nel primo tratto troveremo neve bagnata, ma più in su sicuramente ghiaccio su roccia. Alziamo il naso e vediamo alcuni fiocchi di neve. Decidiamo di tornare indietro per evitare di trovarsi in quota senza visibilità, vento e neve.

 

Sarà per la prossima volta! Ringrazio Elio, alias IW3SOX e Devis per la gita!

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Cima e Lago di Avostanis da malga Pramosio

 

Malga Pramosio

Malga Pramosio

Malga Pramosio: mt 1521

Lago di Avostanis: mt 1936

Cima Avostanis: mt 2193

 

MESE : luglio 2016

DIFFICOLTA’: E ( fino al lago)/ EE (fino alla cima)

VALUTAZIONE: ***

PREPARAZIONE FISICA/TECNICA: **

TEMPO TOTALE: 5 1/2 h fino alla Cima  e ritorno/ 3 h fino al lago e ritorno

DISLIVELLO: 500 mt fino al lago/ 700 mt fino alla Cima

 

Questa volta la nostra escursione era in compagnia di altri gitanti: i miei genitori! Davvero un bellissimo modo di trascorrere tutti assieme il weekend e condividere, così, piacevoli momenti in famiglia, visto che la freneticità della vita moderna, spesso, ci obbliga a sacrificare questi istanti così preziosi. Dopo aver pernottato all’Albergo Diffuso di Sutrio, struttura ben gestita che ci ha accolti nel migliore dei modi: presentandoci fuori dalla porta dell’appartamento, alla mattina presto, un appetitoso cestino della colazione, che comprendeva pane caldo e croccante, latte, biscotti e yogurt, bustine di the e cialde di caffè. Una vera leccornia per iniziare bene la giornata!

Di buonora ci siamo avviati con l’auto verso la Malga Pramosio: la strada sterrata, che si inerpica nel bosco di abete rosso e faggio, appare un po’ ripida, ma non presenta difficoltà o rischi per nessun tipo di vettura… eccetto corriere o scuolabus. Abbiamo parcheggiato nello spiazzo di fronte alla malga, che oltre a questa funzione e rivendita di prodotti caseari, ricopre anche quella di ottimo agriturismo (penso si possa anche pernottare!), e ci siamo riproposti al ritorno di fermarci a mangiare un boccone! Ciò che invogliava maggiormente erano i formaggi ed i prodotti caseari venduti in loco! Ma, prima di pensare al cibo, avevamo da affrontare una bella escursione, quindi, dopo aver riempito le borracce con la fresca acqua che zampillava dalla fontana a forma di abbeveratoio, siamo partiti alla volta dell’Avostanis!

Targa in ricordo di Maria Plozner

Targa in ricordo di Maria Plozner

Il sentiero, che parte da dietro la malga, dapprima sterrato, inizia pian piano a salire, trasformandosi presto in una carrareccia cementata a tratti. A volte, c’è la possibilità di prendere delle scorciatoie nel prato, per tagliare le numerose curve che caratterizzano questa salita. Dopo circa 800 mt dalla cava di marmo, parte una deviazione a sinistra, che conduce ad una CROCE in ferro a ricordo della portatrice carnica Maria Plozner, uccisa da un cecchino austriaco durante la Prima Guerra Mondiale.

 

Casera Malpasso

Casera Malpasso

Via via che si procede si aprono ai nostri occhi vasti prati adibiti a pascolo, ricchi di colori, grazie alle molteplici famiglie di fiori che li decorano. Si incontra una seconda malga, la Casera Malpasso (1619 mt), adibita a ricovero per gli animali, che trascorrono l’estate negli alpeggi.

 

 

 

Pian piano ci alziamo di quota, incontriamo ruscelli ed una GROTTA scavata nella roccia, dove è stata collocata la statua di una madonnina, che richiama ad una sosta di riflessione… quel giorno qualcuno le aveva portato un bel mazzolino di fiori freschi… oltre ad una preghiera… Questo momento di raccoglimento mi ha fatto pensare che, in fondo, stavamo calpestando prati, che un tempo avevano visto cadere giovani combattenti, prati che un tempo non erano verdi pascoli con mucche in alpeggio, bensì terre tinte dal sangue di coloro che ci credevano a difendere la loro Patria e le loro famiglie, combattenti valorosi che si sono sacrificati per la libertà, anche nostra… ma, solitamente, e, erroneamente non si pensa a questo passato… troppo lontano… Come tutti i percorsi che ripercorrono le tappe della Grande Guerra, anche l’Avostanis merita un pensiero da parte nostra, di escursionisti in cerca di pace e natura, rivolto a quegli agghiaccianti momenti, ad un passato lontano… ma al contempo, ancora tanto vicino…

Malga delle Manze

Malga delle Manze

L’ultima casera che incontriamo, prima di raggiungere il lago, è la Malga delle Manze (1820 mt), che prende questo nome, in quanto adibita a ricovero esclusivo di mucche e vitelli. Si salgono un paio di ripide rampe e giungiamo allo spettacolare anfiteatro, che racchiude il suggestivo LAGO, sovrastato dalla Malga Pramosio Alta (1940 mt), utilizzata come bivacco. A fare da scenografia di sfondo al lago vi è una splendida falesia, con vie spittate e non solo, fantastica occasione per gli amanti dell’arrampicata di trascorrere una giornata, esibendosi su vie di grado molto diversificato!

Lago Avostanis

Lago Avostanis

E, dopo aver sudato, sulla parete baciata dal sole, un bel tuffo nelle fredde acque del laghetto, è un toccasana!

Nelson ed io, l’anno scorso avevamo portato i costumi e ci eravamo immersi nel lago, la giornata era molto calda… questa volta, invece, abbiamo dovuto rinunciare al bagno, a causa di un venticello persistente e del cielo coperto da nuvole minacciose, che ci hanno inseguiti per tutta la giornata.

Brindisi di vetta

Brindisi di vetta

Dopo aver lasciato mamma a rilassarsi sul verde e morbido prato che circonda il lago, io con Nelson e papà ci siamo incamminati verso la Cima Avostanis, risalendo il sentiero che passa dietro alla Malga Pramosio Alta. Da questo momento la salita diventa più ripida e mette alla prova i muscoli delle gambe, soprattutto l’ultima mezz’ora prima di arrivare in vetta. Giunti in cima (2192 mt), dopo aver sostato vicino alla croce di vetta e dopo aver firmato il libro, abbiamo deciso di stappare la bottiglia di Prosecco che Nelson aveva portato nello zaino, per tutta la salita! Dopo una merenda veloce e qualche foto siamo scesi velocemente, in quanto la nebbia ci aveva avvolti e la temperatura si stava abbassando. Peccato, per il tempo impietoso di quel giorno, perché dalla Cima Avostanis si gode un panorama molto bello: il Pal Piccolo, il Passo Monte Croce Carnico, la Creta Timau, e, in lontananza il Coglians, che, con i suoi 2780 mt è la vetta più alta del Friuli Venezia Giulia.

La discesa dalla cima si può affrontare in 2 modi: o ripercorrendo lo stesso sentiero della salita fino al lago, oppure, dopo essere giunti alla base del tratto più ripido si prende un sentiero a destra, in direzione Creta Timau (che è la montagna di fronte a noi!), si affronta una ripida discesa un po’scomoda, si attraversa una specie di trincea, si risale e si arriva ad una sella. Anche da qui il panorama è mozzafiato. Dietro di noi, in basso, vediamo il lago e la falesia (e mamma che ci ha visti e ci saluta!), basta scendere lungo l’evidente sentiero che passa in mezzo al prato. Arrivati al lago, abbiamo ripreso lo stesso sentiero fatto in salita fino alla Malga Pramosio Bassa. Merita allungare di un po’ la discesa e visitare la piccola CHIESETTA vicino alla malga: fu eretta nel 1941, a ricordo dell’eccidio avvenuto in quell’anno, dove alcuni tedeschi delle SS travestiti da partigiani, massacrarono senza motivo, 22 persone, tra cui 5 bambini e 2 donne… e compirono atti di violenza disumana.

Per concludere, si tratta di una bellissima escursione, adatta a tutti, in mezzo agli alpeggi, con panorami stupendi, e il raggiungimento anche di una… piccola vetta! Insomma, un itinerario completo, atto a soddisfare tutte le richieste… anche quelle… gastronomiche! Ovviamente la sosta a cena alla Malga Pramosio ha avuto un ottimo riscontro, ma non avevamo alcun dubbio…

 

Foto di gruppo dei gitanti

Foto di gruppo dei gitanti

Potete scaricare a questo indirizzo: http://www.vivinfvg.it/ una bella descrizione storica di questo luogo.

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Da Chamonix all’Aiguille-du-Midi (Monte Bianco)

Aiguille du Midi

Aiguille du Midi

MESE: settembre 2016

VALUTAZIONE: *****

DIFFICOLTA’: E

PREPARAZIONE TECNICA/FISICA: * / ** (il collegamento è con la funicolare, non si tratta di fatica fisica ma di maggiore o minore adattamento ad una altitudine elevata. C’è un forte dislivello, che in certi soggetti potrebbe provocare, vertigini, malessere, nausea, comunemente detto “mal di montagna”)

DISLIVELLO: 2800 mt

TEMPO di visita: 4 h

 

Mi appresto a descrivere un’esperienza unica, emozionante…che sfiora la commozione: vedere l’immacolata vetta del Monte Bianco, talmente vicina, quasi da poterla toccare e so già che, attraverso semplici parole scritte su una pagina, non riuscirò mai a “dipingere” abbastanza bene quest’opera d’arte di madre natura… comunque desidero tentare….

Siamo partiti di buonora da Courmayeur (Valle d’Aosta) e, attraversando il traforo del Monte Bianco, conosciuto anche con il nome francofono di Tunnel du Mont Blanc (11,6 km di lunghezza, aperto nel 1965), dopo aver raggiunto il versante francese del massiccio siamo scesi fino ad arrivare alla turistica Chamonix (1030 mt), meta conosciutissima durante la stagione invernale dagli appassionati dello sci alpino. Chamonix è un comune dell’Alta Savoia, che conta 9378 abitanti.

Dopo aver lasciato l’auto in un ampio parcheggio ci siamo diretti alla stazione a valle della teleferica dell’Aiguille du Midi, un impianto di recente realizzazione (1955), che, in soli 20 minuti, trasporta i turisti, di tutte le specie ed età, alle porte dell’Alta Montagna, a 3842 metri di altezza! La funivia collega in 2 tratte la stazione, posta a Chamonix a 1030 mt di altezza con l’Aiguille du Midi a 3777 mt. Si tratta di un impianto, che con la velocità di un battito di ciglia o quasi, riesce a trasportare il turista da un panorama boschivo e verdeggiante, al paesaggio lunare di nuda roccia ricoperta da ghiacci perenni. Questo tragitto regala un repentino cambiamento di habitat diversi, che ci lascia già intuire la bellezza e la maestosità verso cui andiamo incontro.

Mont Maudit e Monte Bianco

Mont Maudit e Monte Bianco

Quando la funivia si arresta in cima e noi usciamo dalla stazione, ci troviamo circondati da tutto un universo di biancore e silenzio…di vette irraggiungibili che maestose si elevano, vantandosi della loro bellezza, di ghiaccio antico…si è aperta l’ultima pagina che avevo letto prima di partire di quel libro sulle spedizioni alpinistiche…era l’Everest…ma il Monte Bianco quel giorno per me…ha avuto lo stesso effetto dell’Everest per un vero alpinista…era…così…bello…grande e suggestivo!

Da non sottovalutare neppure le capacità umane investite nella costruzione di questo belvedere edificato a 3000 metri di altezza, costituito da scale, ponteggi, terrazze, ascensori e gallerie, con un investimento di tonnellate di materiali come ferro, piombo e acciaio, per sostenere il peso di neve e roccia.

Oltre a numerose strutture recettive (museo della montagna, caffetteria, galleria fotografica, bookshop…), l’Aiguille du Midi vanta il nome di essere anche la stazione meteo più alta d’Europa, e, non solo, anche un antenna per le telecomunicazioni.

Le terrazzeArrivati sulla prima terrazza (quella più bassa), l’impatto iniziale è stato un tuffo al cuore, lacrime e occhi lucidi, mancanza di respiro, brividi…Nelson ed io eravamo circondati da vette altissime, “i grandi 4000”, il silenzio era quasi irreale, nonostante ci fossero tante persone attorno a noi! Il bianco della neve è ancora più candido lassù, più brillante, e i raggi del sole, che timidamente usciva dalle nuvole grigie, si riflettevano su questo mantello di purezza…e di ricchezza geologica! Ed ecco, che , superato questo primo istante dove una parola pronunciata sarebbe stato rovinare quella meraviglia… ecco che iniziamo ad interagire e riconosciamo i primi colossi delle alpi: la catena del Monte Rosa in lontananza, il bellissimo Cervino con la sua inconfondibile forma “ a piramide”, di fronte a noi la Punta Hellbronner con le telecabine che collegano i versanti italiano e francese, ma non è finita…Saliamo più in alto e raggiungiamo un’altra terrazza, e così via su rampe di scale interne ed esterne fino a raggiungere grazie ad un velocissimo ascensore la sommità,

Grandes Jorasses, Dent du geant

Grand Jorasses, Dent du geant

il terrazzamento più alto e più panoramico: 3482 mt. Di fronte a noi, un po’ a sinistra, si staglia il Grand Jorasses e il Dent du Geant e, finalmente, un po’ nascosta dal Mont Maudit
ecco apparire la tondeggiante vetta del Monte Bianco, candida. Non ha l’aspetto terribile e pericoloso dell’idea che mi ero fatta, leggendo i libri dove venivano descritte le sue ascensioni…ma, in effetti, la difficoltà e pericolosità di una montagna non si misura dall’aspetto della sua vetta, bensì dal itinerario che si sceglie di percorrere per raggiungerla…e anche il Monte Bianco, per quanto “bonaccione” nel suo aspetto all’apice nasconde grandi insidie nelle sue vie di salita… Comunque sia, mi aspettavo di vedere una “vetta diversa”: aspra e acuminata, invece, mi trovo davanti uno zuccotto bianco e tondeggiante…una sorta di tartufo al cioccolato bianco! 🙂
Ghiacciaio perenneDi grande interesse è l’enorme lingua di ghiaccio antico misto a roccia e detriti, che si estende nel canalone ai piedi della cosiddetta “Dama Bianca”: un ghiacciaio perenne, grigio, arido, mi ricordava tantissimo la pelle rugosa e spessa di un dinosauro preistorico. Il Monte Bianco è conosciuto con vari nomi “Dama Bianca”, “Tetto del Mondo”, “Tetto delle Alpi” … Anche in questo caso la mia immaginazione aveva viaggiato troppo: se si pensa ad un ghiacciaio perenne…che colore può avere? Nella mia immaginazione azzurro! Il colore del ghiaccio spesso che in trasparenza diventa quasi acquamarina…bellissimo…romantico! Così è stato l’interno delle gallerie del Mer de Glace …quindi, l’interno del ghiaccio è azzurro…non l’esterno! Mi sono trovata a constatare, giustamente, che il ghiaccio secolare, si mischia ai detriti di roccia e terra, formando una sorta di crosta scura e grigiastra. Esperienza davvero interessante!

Crollo di una parete di roccia

Crollo di una parete di roccia

Abbiamo assistito anche ad un evento geologico non da poco: ad un certo punto sentiamo un forte rumore, sembrava un tuono…no, una frana…alziamo gli occhi e vediamo una nuvola di polvere alzarsi dal canalone del ghiacciaio: un pezzo di parete di roccia era franato, fortunatamente in una zona non frequentata da alpinisti. Comunque sia, quel rumore inaspettato, in una situazione di silenzio irreale ed ovattato, ha messo allerta tutte le persone presenti, era impressionante!

Percorrendo i corridoi e le gallerie interne alla struttura dell’Aiguille du Midi si incontrano spazi dedicati a museo della montagna, dove vengono descritti con l’aiuto di supporti fotografici e multimediali tecniche di alpinismo, metodi di utilizzo dei materiali e degli strumenti in montagna, storia delle grandi scalate, imprese spettacolari con gli sci, il parapendio, e non solo. Incontriamo una galleria fotografica dove sono immortalati i volti, alcuni sorridenti, altri sofferenti o concentrati, di grandi alpinisti internazionali, che hanno compiuto ascese o grandi imprese sul Monte Bianco. Alcuni nomi; Walter Bonatti, Ueli Steck, Reinhold Messner…

Ipossia

Ipossia

Molto curiosa ed interessante è una sezione che affronta il tema dell’adattamento corporeo in alta montagna, le variazioni nelle funzioni degli organi corporei sopra una certa altitudine, gli effetti dell’ipossia, ossia della mancanza di ossigeno nell’aria, nell’essere umano… Il tutto spiegato in modo semplice e schematico con l’aiuto di pannelli appesi alle pareti, spiegazioni di tipo medico (scritte in francese ed inglese) rese comprensibili dall’uso di schemi e percentuali. In sintesi sopra i 3000 metri le funzioni del nostro corpo si modificano, alcune migliorano altre peggiorano: migliora l’attività di pompaggio cardiaco e l’attività circolatoria ad esempio, peggiora l’attività cerebrale, quella polmonare e quella renale. Si può anche misurare la quantità di ossigeno presente nel nostro corpo per vedere se si è vulnerabili al mal di montagna, inserendo il dito della mano in un misuratore a cappuccio…Nelson ed io superavamo il 90%: nati sui monti!!!

Altri spazi presenti nella struttura, sono quelli tipici degli ambienti turistici, caffetteria, bookshop, servizi igienici (incredibile: a 3000 metri il wc è un buco…e non si tira l’acqua!!..insomma una fossa biologica dove…tutto precipita nel centro della montagna!)

Terazza panoramica in vetro: le pas dans le videE’ necessario dedicare un capitolo a se stante alla particolare esperienza del “Passo nel vuoto/ Le pas dans le vide”: si tratta di una struttura in acciaio e cristallo, una sorta di cabina trasparente, a quota 3842 metri di altezza, sospesa completamente nel vuoto! Si accede con delle pantofole speciali, e, questo cubo di vetro è letteralmente sospeso nel nulla, fissato alla terrazza più alta. E’ stato impressionare “volare” …l’impressione era quella …e vedere sotto i nostri piedi più di 1000 metri di…vuoto! Un’esperienza assolutamente da provare, forse sconsigliata solo a coloro che soffrono di vertigini, e di questo momento rimane anche una foto ricordo! Sembra di volare! E’ una possibilità, questa, di grande richiamo turistico ovviamente, che offre solo il versante francese del Mont Blanc, facilmente raggiungibile, comunque, anche grazie al collegamento dalla Punta Hellbronner (versante italiano).

Nel sito del Monte Bianco non appare chiara la possibilità del collegamento via teleferiche tra i due versanti, ma è fattibile e pare anche molto panoramica.

Dopo aver scattato innumerevoli foto per fissare questo momento, ed esserci riposati un po’ alla caffetteria, sorseggiando un buon the caldo davanti ad una finestra aperta sulle Alpi francesi, ci siamo decisi a prendere l’impianto per scendere a valle.

Il tempo complessivo della nostra visita all’Aiguille du Midi è stato approssimativamente di 4 ore, siamo stati molto fortunati con il meteo, in quanto, il cielo, inizialmente coperto, verso metà mattina si è schiarito, permettendoci di ammirare a 360° la corona di montagne circostante.

Cordata in partenza

Cordata in partenza

Spettacolare, oltre al panorama irreale e mozzafiato regalatoci da questi massicci, vedere gruppetti di alpinisti che, imbragati, muniti di corde, ramponi, rinvii, dadi, friends, e affaticati dalla lunga salita con i volti bruciati dal riverbero del sole sulla neve, raggiungevano soddisfatti l’Aiguille du Midi ed arrivavano, entrando per un cancelletto, proprio nel medesimo punto dove eravamo noi…alcuni arrivavano, alcuni partivano, tutti in cordata…sempre…di tre, quattro…chissà forse l’indomani nei loro programmi era raggiungere la vetta del Monte Bianco, o, semplicemente scendere e tornare a valle…chissà quelle impronte nella candida neve fin dove sarebbero arrivate…Piccoli grandi uomini, che con passo lento e controllato, senza lasciare nulla al caso, si allontanavano…per raggiungere chissà quale vetta…per riuscire in chissà quale obiettivo…per il quale si erano dovuti preparare a fondo sia fisicamente che mentalmente…

Alpinisti di fronte ad un seracco

Alpinisti di fronte ad un seracco

Quanto ho sognato quel giorno lassù, chissà se un giorno riusciremo a portare a termine un’impresa simile all’ascesa al Monte Bianco…basterebbe il Monte Rosa, io sarei già soddisfatta…finché c’è vita…tutto si può basta volerlo e impegnarsi per farcela!

 

 

 

CURIOSITA’: il MONTE BIANCO (Mont Blanc) con i suoi 4808,73 metri di altezza, è la montagna più alta delle Alpi italiane, francesi e dell’Europa centrale. Condivide assieme al Monte Elbrus, nel Caucaso, un posto tra le cosiddette “Sette Sommità” del Pianeta. La sua natura geologica è prevalentemente granitica. La nascita dell’ALPINISMO coincide con la data della sua PRIMA ASCENSIONE: 8 agosto 1786 alle ore 18:23.

La prima ascensione al Monte Bianco fu realizzata da Jaques Balmat (cercatore di cristalli) e da Michel Gabriel Paccard (medico condotto) entrambi di Chamonix. Furono sollecitati all’impresa dallo scienziato Horace Benedict de Saussure, il quale era solito osservarne la vetta dalla sua casa di Ginevra. Fu proprio de Saussure a promettere nel 1760 un premio di 3 ghinee a chi lo avesse scalato. Passarono 26 anni prima che il suo sogno si avverasse. La storia è molto triste, la sera prima di raggiungere la vetta Balmat ebbe un brutto presagio, voleva tornare a casa dalla famiglia e dalla figlia di pochi giorni, ma Paccard lo convinse a portare a termine l’impresa. Il giorno seguente raggiunsero la cima, vi restarono 34 minuti, tempo utile per effettuare i rilevamenti necessari. Arrivato a casa Balmat scoprì che la bambina era morta. (Wikipedia)

 

Diversamente dagli altri articoli ho preferito concludere con una notizia di interesse storico, piuttosto che, con un ulteriore parere personale, in quanto ritengo che una descrizione, il più rispettosa possibile di questa montagna, debba essere strettamente collegata alle vicende e alle sofferenze degli uomini che l’hanno vissuta…

 

INFO: biglietto funivia Chamonix- Aiguille du Midi (A/R); ADULTI: 58,50 euro

BAMBINI (4-15 anni): 49,70 euro

Il prezzo è comprensivo della visita completa alla struttura Aiguille du Midi e dell’attrazione “Un passo nel vuoto”.

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Da Castello Savoia a Gressoney-Saint-Jean (catena del Monte Rosa)

VALLE DI GRESSONEY: DA CASTEL SAVOIA AL LAGO GOVER lungo il “ Sentiero della Regina Margherita”

Catena del Monte Rosa

Catena del Monte Rosa

 

MESE: settembre 2016

VALUTAZIONE: **

DIFFICOLTA’: T

PREPARAZIONE FISICA/TECNICA: /

TEMPO : 3 h ( tempo di visita al Castel Savoia + sentiero della regina) / 1 h (tempo solo del sentiero andata e ritorno)

 

Castel Savoia

Castel Savoia

In questo caso si tratta di una relazione più di tipo storico-culturale, che escursionistico… tanto per offrire qualcosa di nuovo! Nella splendida Valle di Gressoney (Valle d’Aosta), e più precisamente nella località di Gressoney Saint Jean, si trova la famosa ed eclettica villa ottocentesca fatta costruire dalla Regina Margherita di Savoia: il Castel Savoia. A seguito di alcuni soggiorni di villeggiatura trascorsi a partire dal 1887 dalla Regina Margherita e dal consorte Umberto I presso la residenza del barone Beck Peccoz, la regina volle far costruire una residenza tutta per sé (Umberto I preferiva il

Particolare del Castel Savoia. Sullo sfondo la catena del Monte Rosa

Particolare del Castel Savoia. Sullo sfondo la catena del Monte Rosa

Castello di Sarre, da cui partiva per le sue battute di caccia allo stambecco) sul versante della Valle d’Aosta, da cui si può ammirare la catena del Monte Rosa in tutta la sua maestosa bellezza. La Regina Margherita, appassionata di camminate in alta montagna, riuscì anche a raggiungere, con l’aiuto di un ampio seguito di alpini, servitori e slitte, l’odierna Punta Gnifetti (mt.4554), sulla quale, successivamente a ricordo di questo avvenimento, verrà costruita la Capanna Margherita, il rifugio più alto d’Europa! Il Castel Savoia è un edificio in pietra grigia del luogo, in stile eclettico, con 5 torri neogotiche. Anche il suo arredo interno e le decorazioni derivano da una commistione di diversi stili: neogotico, rinascimentale, liberty. Si nota una prevalenza di lavorazioni in legno pieno (bellissimo lo scalone centrale!) e l’assoluta mancanza di tendaggi alle finestre: sarà una precisa volontà della Regina, non mettere le tende, per far sì che la luce entrasse il più possibile e rendesse gli ambienti interni chiari e luminosi.

Castel di Sarre

Castel di Sarre

La visita guidata al Castello la consigliamo vivamente, in quanto fornisce l’occasione di visitare una residenza reale ancora molto ben tenuta, che presenta ancora molti arredi originali dell’epoca, un valido esempio è fornito dalla camera da letto della Regina. Molto interessante anche la galleria fotografica nello studio, in cui sono esposte foto in bianco e nero raffiguranti i reali della Casa Savoia. La villa è circondata da un fitto bosco, nel quale si può percorrere un rilassante sentiero circolare della durata di circa 40 minuti e, sulla parte anteriore, presenta un piccolo ma assai ricco giardino botanico, in cui sono coltivate tutte le specie floreali e le erbe endemiche dell’habitat alpino. Uscendo dal parco del castello, si raggiunge un piccolo parcheggio dal quale inizia il sentiero n. 15, ossia la cosiddetta” PASSEGGIATA DELLA REGINA MARGHERITA”: si tratta di un piacevole itinerario nel bosco, ben segnato (da poter percorrere sia a piedi, sia in bici) che, dopo circa mezz’ora di cammino ci permette di raggiungere il Lago Gover, un suggestivo laghetto dall’acqua color smeraldo!

Gressoney Saint Jean

Gressoney Saint Jean

Questo lago artificiale si trova nel centro di Gressoney Saint Jean, è circondato da pini ed abeti secolari ed è collocato in una splendida posizione per chi volesse ammirare (e fotografare!) la catena del Monte Rosa. Durante l’estate è possibile praticare la pesca sportiva, inoltre, la presenza di un parco giochi attrezzato per bambini, rendono la zona estremamente rilassante e adatta alle famiglie. Durante l’inverno il lago viene trasformato in pista di pattinaggio su ghiaccio naturale. Noi abbiamo approfittato anche di pranzare in un caratteristico locale con la terrazza affacciata sul laghetto, era una giornata di pieno sole che ci ha permesso anche di abbronzarci un po’. Davvero una giornata all’insegna della storia, della natura e del..relax!

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Orrido Dora Baltea da Pré-Saint-Didier

Orrido Dora Baltea

Orrido Dora Baltea

MESE: settembre 2016

DIFFICOLTA’: T

VALUTAZIONE: ***

PREPARAZIONE FISICA/TECNICA: /

DISLIVELLO: 200 mt

LUNGHEZZA: 1 km

TEMPO TOTALE A/R: 1 h e 1/2

 

Pré-Saint-Didier

Pré-Saint-Didier

Près Saint Didier (1029 mt) è un piccolo borgo nelle vicinanze di Courmayeur, famoso sin dall’antichità (età romana) per le sue acque termali che sgorgano generose. Le sorgenti termali sono tutt’ora famose per le loro proprietà rilassanti, ricostituenti e antireumatiche.

L’itinerario parte nei pressi dell’antico ponte in pietra sulla Dora di Verney ed è una piacevole passeggiata, che permette agli escursionisti di immergersi a pieno nella natura, accompagnati dal rilassante rumore dell’acqua impetuosa del fiume che scorre. Il sentiero è in salita, molto facile e adatto a tutti, attraversa un fitto bosco e, il tempo di percorrenza medio in salita è 45 minuti, in discesa circa 20 minuti.

Ponte romano

Ponte romano

Alla fine del sentiero, a quota 1209 mt, è stata recentemente costruita una possente struttura in acciaio sospesa nel vuoto della gola, si tratta di una passerella di 160 mt di altezza, che si sviluppa aerea sopra l’orrido del fiume ed è interamente percorribile. Il panorama da là sopra è da mozzare il fiato (forse chi soffre di vertigini può venire impressionato, ma l’alternativa è sedersi su una panchina e godersi il panorama da là…): se si guarda sotto i nostri piedi si vedono quasi 200 metri di vuoto, una gola profonda che termina con il fiume di un colore turchese che scorre tumultuoso. Se si alzano gli occhi si ammirano le bellissime cime innevate della catena del Monte Bianco  e, se si è fortunati, si può anche applaudire qualche coraggioso turista attraversare trasversalmente la profonda gola, imbragato, che a notevole velocità, per mezzo di un cavo e di una carrucola, giunge fino alla parte opposta dell’orrido… da brivido!

Infatti, dietro alla passerella, dentro al fitto ed esteso bosco, si sviluppa un grande Parco Avventura, ben attrezzato, adatto a ragazzi e ad adulti, che propone percorsi  sugli alberi di difficoltà diverse, in modo da far divertire tutti. Quel giorno, purtroppo, piovigginava, e soffiava un vento forte, l’ora era tarda, e non siamo riusciti a provare questa ebbrezza… ma, ci siamo riproposti, nel qual caso rivisitassimo quelle zone, di provare questa esperienza sugli alberi! Il Parco Avventura è raggiungibile anche in auto su comoda strada asfaltata.

 

 

CURIOSITA’:

Passerella sospesa

Passerella sospesa

La passerella sull’orrido è composta:

  • 1 fondazione in cemento armato ancorata al pendio con 45 micropali
  • 5 travi in acciaio tubolare da 500 x 14 mm.
  • 5 pilastri in acciaio scatolare da 7 mm.
  • 29 stralli in fune spiroidale di acciaio da 12 mm a 32 mm da 100kN a 9 Kn
  • 10 tiranti attivi da 30 a 60 tonnellate

 

 

La DORA BALTEA è un fiume lungo quasi 170 km, importante affluente di sinistra del Po, quinto per portata d’acqua. Il nome deriva dal latino Duria Maior o Duria Bautica, la seconda versione, quella che si è affermata deriva dall’affluente Bauthier, Bauticum in latino.

CONSIDERAZIONI: percorso consigliato a famiglie con bambini, e non solo, di grande bellezza paesaggistica, un po’ a prova di vertigini la passerella…ma molto divertente (Parco Avventura)!!

 

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Da Breuil-Cervinia (2066 mt) al lago di Goillet (2516 mt)(Monte Cervino)

Il cervino riflesso sul Lac Bleu

Il cervino riflesso sul Lac Bleu

MESE: settembre 2016

DIFFICOLTA’: EE

VALUTAZIONE: ****

PREPARAZIONE FISICA/TECNICA: **

DISLIVELLO: 500mt

 

TEMPO: 4 h ( facendo il circuito ad anello, passando per Plan Maison)- sentiero n.16

L’incommensurabile bellezza di questa escursione è fornita principalmente da due aspetti che lo caratterizzano: 1. La maestosità del Monte Cervino, possente vetta che ci domina lungo tutto il percorso senza mai sparire alla nostra vista, 2. Il colore verde – turchese del Lago Goillet, talmente luminoso e intenso da dare l’impressione di essere entrati in un dipinto di Van Gogh!

Breuil Cervinia

Breuil Cervinia

Siamo partiti da Breuil Cervinia, località montana della Valtournanche prettamente turistica e, quasi deserta durante i mesi estivi, in tarda mattinata, dopo aver lasciato l’auto in un grande parcheggio vicino al centro storico. Per imboccare il sentiero che conduce al Lago Goillet bisogna superare a piedi il centro, salire delle scalette e dirigersi verso la stazione a valle della teleferica che porta a Plan Maison. Costeggiare sul lato destro la stazione della teleferica in direzione Hotel Petit Palais e proseguire sulla strada sterrata fino ad incontrare le indicazioni del SENTIERO N. 16, che, in circa 2 ore, di salita a tratti abbastanza ripida, ci conduce al lago a quota 2516 mt.

salita al lago Goillet

salita al lago Goillet

Dall’Alpe Suche al lago Goillet il sentiero diventa meno ripido, si cammina in mezzo a verdi pascoli e fiori di montagna, con l’occhio continuamente attratto dalla splendida vista del Cervino, che domina imponente con la sua forma elegante e la vetta innevata. La giornata era limpida e molto soleggiata, soffiava un fresco venticello, aria da nevai perenni, che ci aveva obbligati a indossare pile e giacca a vento. Di fronte a noi si stagliava il manto bianco e immacolato del ghiacciaio del Plateau Rosà, eden per gli sciatori di tutta Italia, e i cavi degli impianti di risalita erano ben visibili sopra le nostre teste, ma, ammetto, che non scontravano troppo con la bellezza del paesaggio.

vista sul Plateau Rosà dal lago Goillet

vista sul Plateau Rosà dal lago Goillet

L’impressione che ho avuto durante tutta l’escursione, era quella di sentirmi continuamente abbracciata e protetta da questo anfiteatro di montagne innevate. Personalmente, poi, quando vedo neve, in special modo la neve perenne, io riesco a commuovermi! Inoltre, i contrasti cromatici tra il blu del cielo, il verde dei prati, il giallo dei fiori, il turchese dell’acqua del lago, e il bianco ottico dei nevai, rendeva il paesaggio quasi irreale: sembrava di essere entrati senza chiedere il permesso al pittore… dentro un dipinto ad olio! Colori intensi, forti, compatti… intrisi di… luce! Prima di giungere al lago, che si nasconde fino all’ultimo, in modo da offrire all’escursionista un vero “effetto sorpresa”, siamo stati accolti da forti raffiche di vento freddo e poi… ecco apparire dinnanzi a noi uno specchio d’acqua dal colore inimmaginabile (mi auguro che la foto renda l’idea!), sulla cui superficie si rifletteva con i suoi 4478 mt. l’imponente e affascinante Cervino.

vista sul Cervino dal lago Goillet

vista sul Cervino dal lago Goillet

Il Goillet è un lago artificiale di 12 milioni di metri cubi d’acqua. La sua formazione risale al periodo 1939-1948, con un’opera monumentale, venne realizzata la diga per la regolazione dell’energia idraulica disponibile nell’arco dell’anno e, che oggi fornisce l’acqua per l’innevamento artificiale delle piste da sci. Dopo una breve sosta ristoratrice (è consigliabile portarsi pranzo dal sacco perché non ci sono punti di ristoro lungo il sentiero) siamo ripartiti alla volta di Plan Maison, la stazione a monte degli impianti di risalita di Cervinia. Abbiamo costeggiato

diga del lago Goillet

diga del lago Goillet

l’imponente diga e, passando sotto il Cervino, siamo giunti a Plan Maison: se si riflette bene si percorrono a piedi i prati che durante l’inverno sono le famose piste da sci di Cervinia… ammetto che tale entusiasmo può capirlo solo un compagno… sciatore!! La discesa è un po’ ripida, e, il supporto dei bastoncini da trekking risulta molto utile per alleggerire lo sforzo sulle articolazioni delle ginocchia… Essendo il percorso ad anello, il rientro avviene sempre nel centro di Breuil Cervinia, da dove si raggiunge il parcheggio iniziale.

Plan Maison

Plan Maison

CONSIDERAZIONI: tenendo presente che la salita alpinistica al Cervino risulta un’impresa titanica, riservata solo a pochi abili ed esperti alpinisti, per la sua estrema difficoltà e pericolosità… questo itinerario permette di godere della bellezza di questa montagna avvicinandosi davvero molto ad essa, tanto da avere l’impressione di poterla toccare… inoltre, il fatto di esser dominati per 4 ore di cammino da essa riesce a riempire di gioia l’animo di qualsiasi escursionista amante della natura incontaminata.

 

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Da Sella Nevea al Rifugio Guido Corsi

Rifugio con gatti

Rifugio con gatti

MESE: agosto 2016

DIFFICOLTA’: EE

VALUTAZIONE: ****

PREPARAZIONE TECNICA/FISICA: **

TEMPO: 3h30

DISLIVELLO: 900 m

 

 

 

Monte Forato, Bila Pec, Monte Canin

Monte Forato, Bila Pec, Monte Canin

La nostra giornata comincia qui, a fianco della Caserma della Guardia di Finanza – Soccorso Alpino di Sella Nevea, dietro alla quale troviamo un ampio parcheggio (1175 m).

Ore 8h30, ci mettiamo in cammino, costeggiando una vecchia pista adibita a pascolo, dopo questo breve tratto entriamo in una pineta che ci regala una fresca passeggiata in questa estate torrida.

 

costone erboso

costone erboso

Dopo circa 1 ora, il bosco si fa meno fitto e possiamo ammirare le piste da sci di Sella Nevea e i suoi monti (Bila Pec, Monte Forato, Monte Canin).  Stiamo attenti a non imboccare altri sentieri e continuano a seguire i segnali ormai sbiaditi del sentiero CAI 625.

 

 

 

Il ripido sentiero dopo il passo degli scalini

Il ripido sentiero dopo il passo degli scalini

Dopo un’altra ora, improvvisamente, lasciamo alle spalle il bosco di pini e abeti,per imboccare un lungo costone erboso, che, in circa 30′ ci porta fino al Passo degli Scalini, la massima altezza della nostra gita (2022 m). Poco prima della forcella, notiamo le vecchie postazioni militari costruite durante la prima guerra mondiale dal Battaglione Val Fella. Da qui si apre un panorama stupendo verso il Gruppo del Jóf Fuart, mentre più a destra spicca il maestoso Mangart. Vediamo in lontananza la nostra meta, il rifugio Guido Corsi.

 

Vecchia postazione militare sotto la Parete delle Gocce

Vecchia postazione militare sotto la Parete delle Gocce

La parte più impegnativa della gita arriva adesso, la discesa dal passo richiede un po’ più di attenzione in quanto ripida, ma per fortuna il tratto è breve. In poco tempo ci troviamo sotto l’imponente parete delle Gocce, dove possiamo osservare le vecchie postazioni militari. Decidiamo di fermarci un po’ più a lungo per documentare (cioè fare foto) ed avventurarci nelle gallerie scavate dagli alpini.

 

 

Jof Fuart e ricovero invernale

Jof Fuart e ricovero invernale

Sono circa le 12.00, e dopo avere costeggiato lo spigolo dell’Ago di Villaco, arriviamo al Rifugio Guido Corsi (1874 m) dove ci aspetta una buona birra, ammirando le montagne che ci circondano. In particolare il Jof fuart (2666 m) e l’Alta Madre dei Camosci (2518 m).

Il ritorno si fa percorrendo esattamente la stessa strada dell’andata.

In conclusione, direi che il percorso è adatto a tutti, anche bambini, prestare attenzione al “salto” subito dopo il passo degli   Scalini, che è l’unico punto impressionabile del percorso.

 

La giornata si conclude con una passeggiata nel centro abitato di Sella Nevea. Ci attira tantissimo l’Adventure Park. Il personale è super accogliente e disponibile. Ci informiamo per la prossima per venirci con i bimbi: http://sellaneveaparco.it/parco-avventura-sella-nevea/

Ringrazio Devis, Dennis e Piero per la preziosa amicizia che ha reso questa gita uno vero spasso!

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Monte Lanaro – Volnik (554m)

Vedetta dal Monte Lanaro

Vedetta dal Monte Lanaro

MESE: agosto 2016

VALUTAZIONE: **

DIFFICOLTA’: E

PREPARAZIONE FISICA/TECNICA: *

TEMPO TOTALE: 1h30 / 2 h00

 

 

Una bella domenica mattina di agosto ci siamo alzati con l’idea di non andare troppo lontano da casa… il Carso sarebbe stato un’ottima meta per quella giornata! Ed ecco l’idea di salire sul Monte Lanaro, vicino a Sgonico.

 

 

 

Fresco bosco

Fresco bosco

Dopo Rupinpiccolo si arriva in un paese che si chiama Sagrado di Sgonico, qui si parcheggia l’auto in un grande spiazzo sulla destra della strada carrozzabile, e subito si osserva un cartello, su cui è indicato il percorso del Monte Lanaro. Il sentiero, contraddistinto dal segnavia CAI 5 a, parte da di fronte al parcheggio. Si inizia a salire su strada sterrata e ben tracciata fino a raggiungere un edificio storico che risulta essere un acquedotto, si continua addentrandosi in un fitto e fresco bosco, in cui i raggi di sole si riflettono nelle doline…procedendo sempre dritti sul sentiero principale, dopo circa un’oretta di cammino dal parcheggio si raggiunge la vetta del Monte Lanaro. In cima è stato costruito un solido belvedere in legno, dalla cui terrazza si può godere di una splendida vista: se la giornata è limpida, si arriva addirittura a scorgere la costa e il mare, mentre, se ci si gira verso la Slovenia e l’altopiano, Monrupino con la sua Chiesa sulla collina sembra di poterli toccare, e, in lontananza, si scorge la forma massiccia del Monte Nanos.

La nostra discesa è avvenuta ripercorrendo lo stesso sentiero della salita. La Riserva Naturale Regionale del monte Lanaro istituita nel 1996, comprende 285 ettari, ricadenti nei comuni di Sgonico e Monrupino.

Noi abbiamo percorso l’itinerario più corto e semplice quel giorno… esiste anche un altro percorso ad anello, più lungo ma immagino molto interessante: si parte sempre dal parcheggio di Sagrado, imboccando il sentiero CAI n.632, si giunge alla vetta, poi lungo la discesa si incontra un evidente bivio, svoltando sul sentiero di sinistra (e abbandonando quello di salita..) si scende a Monrupino, passando lo stagno Mocilo, si vede la Cava di Petreviza e si ritorna a Sagrado, dove si ha lasciato la macchina. Si tratta, in questo caso, di circa 10 km di itinerario, percorribili in 3 ore/3 ore e mezza.

Farfalla sul fiore

Farfalla sul fiore

cavallo che ride

cavallo che ride

Cetonia in volo

Cetonia in volo

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