Passeggiata ad anello OPICINA-BANNE-TREBICIANO

Difficoltà: facile
Tempo: 2 ore
Periodo: Primavera
Periodo consigliato: Primavera/autunno

Simpatico itinerario, che attraversa i borghi carsici, fino ad arrivare in mezzo alla natura incontaminata. Evidenzia il netto contrasto tra abitazioni rurali e ville nobiliari del Carso, e natura incontaminata, caratterizzata da boschi, stagni e alberi fioriti. Consigliato per famiglie…e non solo…

In una soleggiata mattinata di maggio (dotati tutti e tre di mascherine davanti alla bocca, per rispettare le regole di sicurezza che ci impone questo paradossale periodo storico che stiamo vivendo: mi riferisco al Corona Virus che, tristemente, ha modificato di molto le nostre abitudini… e che, cambierà di molto le nostre vite… forse anche in un senso positivo… chissà… ), partendo dall’abitato di Opicina, ci siamo diretti a piedi con zaini e bimba in spalla, verso Banne, con meta Trebiciano, due stupendi esempi di villaggi carsici! Abbiamo parcheggiato la nostra “poderosa” autovettura sulla via di Conconello, la strada che si apre di fronte al Piazzale Monte Re, dove si trova il capolinea del famoso “Tram de Opcina”. Seguendo le stradine interne (via delle Peonie e via dei Cardi), caratterizzate da muretti in pietra che delimitavano i giardini fioriti e le terrazze panoramiche delle ville d’epoca, tipiche di questo borgo, abbiamo incrociato la via di Basovizza.
Attraversiamo la strada di grande viabilità e imbocchiamo la Via del Refosco (un nome, un programma…) , presumibilmente caratterizzata da vitigni nel passato, di cui oggi non è rimasta traccia… ma, si continuano ad ammirare stupende ville, decorate con stemmi e chiuse da cancellate in ferro battuto, esempi di edilizia d’epoca e non solo… una in particolare ci ha colpiti, ancora in ristrutturazione, con la facciata rossa e una specie di torretta, con uno stemma a forma di aquila. Una bella passeggiata tra le case carsiche, arricchita dal profumo dei fiori di maggio, appena sbocciati, e dai grappoli lilla dei glicini, ormai alla seconda fioritura.

La giornata era soleggiata e calda, ma fortunatamente, questo itinerario è a tratti molto ombreggiato, quindi diventa un piacevole percorso da fare a piedi ma anche in bici nelle stagioni calde, la strada è poco trafficata, fino a diventare unicamente ciclo-pedonale.

Alla fine della via del Refosco, si procede dritto, si segue uno stretto corridoio delimitato da un muro, e ci si inoltra nel Bosco Mauroner, da qui si sviluppa un sentiero ben segnato e battuto che attraversa un bosco di pini e roverelle e che ci conduce ad una strada asfaltata.

Usciti dal bosco, svoltando a sinistra, si vede una casa, la si costeggia fino ad arrivare allo STAGNO DI BANNE. (Stari Kal). Si tratta di uno stagno artificiale, ripristinato a partire dagli Anni ’90 fino al 2006, ancora oggi studiato a livello didattico per sensibilizzare l’interesse per la biodiversità e la tutela dell’ecosistema. A tale proposito, mi sento in dovere di sottolineare il grande lavoro compiuto dagli alunni e dagli insegnanti della scuola secondaria di primo grado “Muzio de Tommasini” di Opicina (2006-2007), nel redigere una guida interattiva e un percorso didattico e di ricerca, che ha come oggetto di studio e analisi lo Stagno di Banne, quale esempio di habitat adatto allo sviluppo di flora e fauna tipici dell’ambiente carsico. Lo stagno fino ad oggi era un ambiente ricco di fauna acquatica, tra gli esemplari che vivono nel bacino d’acqua, ed in prossimità di esso, si possono distinguere i tritoni, i rospi, le libellule, le api (arnie presenti nelle vicinanze), e, con un po’ di fortuna si può anche incontrare la biscia dal collare.

Sfortunatamente, il giorno della nostra escursione, mentre mi avvicinavo allo stagno con la piccola Matilde, per farle conoscere degli animaletti mai visti prima d’ora, piena di emozione, come può essere una mamma, curiosa di vedere la reazione della bimba alla novità… noto un alone oleoso sulla superficie, un odore disgustoso che proveniva dall’acqua torbida e densa, e, i piccoli abitanti dello stagno, che galleggiavano senza vita!

Fortunatamente Matilde non si è accorta di nulla, e io non ho voluto sottolineare l’orribile scena che stavamo vedendo, l’ho distratta lanciando qualche sassolino nell’acqua e siamo andate via. Ho ancora davanti agli occhi quell’immagine di morte, e mi porto ancora dietro il disgusto verso i colpevoli di questo atroce atto: non si trattava di una scena dettata da madre natura, non era la temperatura dell’acqua, nè una qualche malattia che aveva colpito gli abitanti dello stagno, bensì era visibile lo zampino umano, di qualcuno senza anima, che non ha imparato nulla dal periodo di sofferenza che tutti stiamo già vivendo…”gli esseri umani sono per di più mezzi uomini, e fra loro ci sono molte bestie”…scriveva H.Hesse.

Fortunatamente la Forestale, e l’Associazione Tutela Stagni, sono intervenute tempestivamente, ora si attendono le risposte delle analisi dei campioni prelevati, a cura dell’ Arpa. Auguriamoci che si provveda al più presto ad un ripristino di flora e fauna di questo stagno, anche se i tempi per ricreare un habitat equilibrato per far ripartire la vita, presumo saranno lunghi. Peccato, perché, oltre alla bellezza dello stagno, la fauna che lo abita è fondamentale per garantire l’equilibrio dell’ecosistema!

Dopo una breve sosta sulle panchine dell’area attrezzata accanto allo stagno, ci siamo diretti verso Trebiciano, in realtà, noi ci siamo diretti verso la statale (Strada Provinciale del Carso SP1), e non è stata una buona idea, in quanto la statale è molto trafficata e il passaggio fino a Trebiciano è senza protezioni. Quindi percorso sconsigliato, invece dallo stagno, è meglio prendere il sentiero a Nord, in direzione Orlek, superando la Grotta Fulvio e la Grotta Germoni pri malem paredu.

Arrivati poi a Trebiciano paese, ci si tiene sul lato destro della strada principale, si supera il collegamento autostradale RA13 per un sovrappasso, e si attraversa un’ampia landa carsica (l’ex CAMPO CARRI ARMATI), si prende il sentiero verso destra, in direzione della Caserma di Banne.

Arrivati alla Caserma Monte Cimone, oramai in un completo stato di degrado, si segue la strada asfaltata che scende verso la strada provinciale, e ci si ritrova all’imboccatura del sentiero per lo stagno di Banne. Da qui, la strada è la medesima dell’andata, e si chiude il percorso ad anello, ritornando alla nostra auto, parcheggiata ad Opicina.

In conclusione, si tratta di una simpatica camminata, percorso molto sfruttato dai ciclisti, ma escursione che consigliamo a famiglie con bambini innanzitutto, in quanto permette di scoprire ed annusare tante piante, fiori e arbusti del Carso (iris, mughetto, fiore di maggio, glicine, rosa selvatica, nocciolo, ciliegio…) diventando una sorta di laboratorio sensoriale, dove si possono sperimentare tutti i sensi… al contempo, lo riteniamo un itinerario adatto a tutti coloro che desiderano semplicemente svolgere un po’ di attività fisica, senza troppo sforzo, in un ambiente rilassante, lontano dal caos cittadino.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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